“Nina” è un’intervista-romanzo divisa in sedici capitoli, con un prologo e un epilogo, corredata da foto e ritagli di giornale. È ispirato a un evento verificatosi alla fine della seconda guerra mondiale e si basa sulla testimonianza diretta della protagonista. Nina Farano Fortin, originaria di Cava de’ Tirreni (SA), frazione Passiano, trasferita negli Stati Uniti, dopo avere sposato George Fortin, dove ha vissuto fino alla sua morte, nel 2023 a Fallbrook, in California (USA).
Il libro narra la sua storia attraverso un’intervista condotta da Arianna, una giovane italiana trasferitasi negli Stati Uniti per un progetto di dottorato. Inizialmente, Arianna è contrariata per questo trasferimento che potrebbe mettere a rischio il suo rapporto con il fidanzato in Italia, ma durante l’intervista si appassiona alla storia di Nina. Quest’ultima riflette su vari aspetti del passato e del presente. Il racconto offre una visione realistica del passato, includendo la Battaglia dello Sbarco di Salerno, le difficili condizioni dell’Italia nel dopoguerra e l’immagine degli italiani all’estero. Inoltre, mette in luce lo spirito di lotta e di adattamento di Nina e fornisce ad Arianna una preziosa lezione di vita e opportunità di crescita personale.
Paola La Valle –
Perché leggere “Nina, la storia vera di un sogno americano”?
Perché è una storia vera, che viene raccontata mentre si sveste del suo abito da favola e acquista una prospettiva diversa, che dà spazio a nuove letture.
Una bambina, ha solo 9 anni Nina quando entra in questa storia, a cui sembra che il mondo abbia voluto dare un peso immenso, tutta la fatica di anni spesi in una guerra che pareva aver consumato l’ossigeno del cuore e ne rivolesse in parte, ne avesse bisogno per ricominciare a battere con una parvenza di normalità e che solo una storia d’Amore poteva restituire.
L’Amore, sì, quel sentimento lì, quello che sembrava sepolto sotto le macerie e negli olocausti. Eppure, ironia della sorte, non c’è Amore in questa storia. Ce ne sono tanti altri di sentimenti, ma l’amore da favola impacchettato per la stampa del tempo davvero non si trova, anche a cercarlo con minuziose lenti.
Perché allora questa storia diventa importante? Se non racconta la fiaba, se non conferma la vita da sogno americano, se non dettaglia momenti di complicità amorosa, se resta come un punto interrogativo nella testa, perché merita di essere letta e conosciuta?
Perché Nina bambina, non la donna di oggi, ma quella del 1951, quella che si trova sottobraccio ad un uomo che diventa suo marito e si imbarca per un viaggio lungo e faticoso fatto di sofferenze e solitudine, ci mette sotto gli occhi una realtà che per noi è lontana anni luce.
Arianna, la giornalista che raccoglie quei ricordi, ha un bel da fare a inquadrare la miseria, l’arrendevolezza, la sottomissione non solo al marito, ma al padre, alla suocera, a un mondo che le stava chiedendo tanto e non le chiedeva il permesso di approvarlo.
Nina non aveva mai immaginato di poter reagire al suo destino o forse il suo compito era proprio quello di accettare un salto nel buio così traumatico da renderlo quasi inevitabile, catartico.
Nina è una Storia. Un piccolo dettaglio dentro uno scenario molto più grande, dai contorni infiniti, indefinibili. Una Storia che non è più importante di tante altre che di certo sono state vissute in quegli anni e in quelli a venire, ma che ha avuto il pregio di essere “vista”.